L'indagine ruota attorno alla figura del boss Mariano Asaro: Ruggirello lo avrebbe aiutato a rendere convenzionato l'ambulatorio odontoiatrico illecito Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

PALERMO – L’ex deputato dell’Assemblea regionale siciliana Paolo Ruggirello (eletto nelle fila del Pd) è indagato nell’inchiesta della Dda di Palermo che ha portato alla luce i progetti imprenditoriali “illeciti” del boss Mariano Asaro, detto “il dentista”, arrestato dai carabinieri del Comando provinciale di Trapani. Ruggirello avrebbe avuto il compito di “attivarsi” con i vertici dell’Asp di Trapani affinché l’ambulatorio di odontoiatria che Asaro intendeva aprire a Paceco fosse convenzionato con il servizio sanitario.

ruggirello

Asaro infatti, secondo gli inquirenti, fin dai giorni successivi ala sua scarcerazione “aveva cominciato a lavorare a un progetto imprenditoriale illecito”. Il piano è stato quello di costituire una società da intestare fittiziamente alla cognata, Maria Vincenza Occhipinti, raggiunta dalla misura dell’obbligo di dimora, per la gestione di un ambulatorio di odontoiatria da aprire a Paceco. Un progetto al quale avrebbe partecipato un’altra indagata, Maria Amato, anche lei raggiunta dall’obbligo di dimora, moglie di Coppola. La donna, collaboratrice di uno studio notarile, avrebbe predisposto i documenti per la costituzione della società mentre Coppola avrebbe presentato ad Asaro un medico, Vito Lucido, a sua volta raggiunto dalla misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dell’attività per un anno. Lucido “accettò di comparire quale direttore sanitario – spiegano i carabinieri – svolgendo il contributo essenziale all’ottenimento delle autorizzazioni sanitarie e al convenzionamento con la mutua”.

Il compito di Ruggirello era quello di “attivare l’iter burocratico all’Asp” per ottenere tutte le le autorizzazioni necessarie: “Cosa che l’ex deputato regionale fece – dicono i carabinieri – prospettando in un primo tempo che l’interessato allo studio era un suo ‘cugino'”. Ruggirello si trova al momento agli arresti domiciliari perché sotto inchiesta nell’ambito dell’operazione antimafia ‘Scrigno’ del marzo dello scorso anno.

SINDACO DI PACECO INDAGATO PER CONCORSO ESTERNO

Il sindaco di Paceco, piccolo centro del Trapanese, Giuseppe Scarcella, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. A renderlo noto sono i carabinieri del Comando provinciale che oggi, nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Palermo, hanno eseguito alcune misure cautelari e decine di perquisizioni.

Perquisiti anche l’abitazione e l’ufficio del sindaco di Paceco, che è destinatario di un invito a rendere interrogatorio innanzi ai magistrati e di una informazione di garanzia. Scarcella è sindaco di Paceco dal 2018 con una lista civica.

L’INDAGINE

L’indagine è della Direzione distrettuale antimafia che indaga sulle famiglie mafiose di Castellammare del Golfo e Paceco e l’ordinanza che ha portato in carcere il boss Mariano Asaro, soprannominato ‘il dentista’ è stata firmata dal gip del tribunale di Palermo. Provvedimento notificato anche a Carmelo Salerno, considerato capomafia di Paceco, già detenuto dal giorno del suo arresto nell’operazione Scrigno del marzo 2019. I reati contestati sono quelli di associazione mafiosa e fittizia intestazione di società.

Altri due indagati sono stati raggiunti rispettivamente dall’obbligo di dimora e da una misura interdittiva. I carabinieri, inoltre, hanno eseguito decine di perquisizioni. Le indagini, coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dal sostituto Gianluca De Leo, “hanno permesso di dimostrare – sostengono i carabinieri – il perdurare dell’appartenenza di Asaro all’associazione mafiosa”.

L’uomo, rimesso in libertà nel giugno del 2018 dopo una lunga detenzione, avrebbe continuato a intrattenere rapporti con diversi esponenti mafiosi, tra cui Rocco Coppola e Salerno. In molti incontri Asaro ha esternato il suo astio ne confronti del vertice della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, rappresentato da Francesco Domingo, oltre che contro i collaboratori di giustizia che lo avevano accusato dell’omicidio del magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto, ucciso nel gennaio del 1983.

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