PALERMO (ITALPRESS) – Il Vicepresidente ed Assessore all’Economia della Regione Siciliana, Gaetano Armao, nella sua qualità di Presidente del Gruppo Interregionale Insularità del Comitato Europeo delle Regioni, ha preso parte oggi all’incontro “SEARICA – Conference on Islands and Cohesion Policy”, evidenziando la progressiva centralità assunta dai temi connessi all’insularità nell’agenda politica italiana ed europea, anche grazie alle iniziative assunte a livello regionale.
L’intervento del Vicepresidente Armao ha costituito l’occasione per fare il punto della situazione sul percorso legislativo di riconoscimento dell’insularità, avviato in Italia grazie all’apporto in particolare della Regione Siciliana e della Regione Autonoma di Sardegna, che vede anche il Parlamento europeo impegnato, grazie alla determinazione del Presidente della Commissione REGI Hon. Younous Omarjee. Un percorso che ha visto “il governo regionale intraprendere un serrato confronto con quello centrale per la ridefinizione delle relazioni finanziarie e che rende ormai improrogabile la necessità di concludere tale negoziato, al pari di quanto avvenuto con le autonomie speciali del nord e la stessa Sardegna”.
Un riconoscimento, quello auspicato, che passa innanzitutto attraverso la determi-nazione dei costi dell’insularità e l’individuazione delle misure di riequilibrio sul piano della perequazione infrastrutturale e fiscale. Con la “Stima dei Costi dell’Insularità”, uno studio sui costi del fenomeno redatto su indirizzo dello stesso Vicepresidente Armao, la Regione Siciliana ha creato una buona prassi: “Dopo la pubblicazione della prima bozza nell’ottobre 2020, questa analisi è stata sottoposta alla revisione di studiosi ed esperti di Università ed Istituzioni e definitivamente pubblicata nel maggio 2021, in occasione della celebrazione del 75′ anniversario dell’Autonomia della Sicilia, proprio perchè è nella prospettiva dell’insularità che vanno declinate le ragioni dell’inappagato bisogno di riscatto dei siciliani, ma anche dell’autonomia e del suo impre-scindibile rilancio. Oggi questo studio è divenuto un elemento di riferimento non solo sul piano ordinamentale italiano, ma anche a livello europeo. Anche altre regioni insulari d’Europa hanno, infatti, ritenuto di ricondurre le proprie relazioni con gli Stati membri, ma anche con le istituzioni europee, sulla base di valutazioni oggettive”.
Il percorso verso il riconoscimento dell’insularità, vede capofila le isole maggiori italiane, dotate di autonomia legislativa: “Sicilia e Sardegna sono due regioni meridionali la cui autonomia speciale è fondata su ragioni comuni con altre specialità (le condizioni economico-sociali, il retaggio storico, le antiche tradizioni culturali, la posizione di confine) alle quali si aggiunge una condizione che trova nell’ordinamento europeo ed interno la sua puntuale declinazione: l’insularità. Tale condizione si rinviene nel contesto della coesione economica, sociale e territoriale, disciplinata dal diritto primario europeo, il suo fondamento esplicito, per quanto concerne l’ordinamento interno, nonostante la soppressione del riferimento alle Isole dell’art. 119 Cost. operata nel 2001, trova nella più recente legislazione e nella giurisprudenza costituzionale un crescente riconoscimento. […] Sotto tale profilo non può revocarsi in dubbio che la reintroduzione di uno specifico riferimento alla condizione di insularità in Costituzione assuma un significato pregnante […] consentendo di identificare immediatamente le comunità isolane tra quelle realtà che necessitano di interventi speciali senza che sia necessario un accertamento da compiersi caso per caso”.
Un riconoscimento legislativo che non può prescindere da un livello europeo: “La condizione di insularità, ai sensi degli artt. 174 TFUE e ss. e del (novellato) art. 119 Cost., deve essere affrontata mediante puntuali misure di riequilibrio (continuità territoriale, fi-scalità di sviluppo, incentivi e misure di sostegno allo sviluppo, perequazione infrastruttu-rale, regimi di aiuto etc.). Non si tratta soltanto di inverare principi ormai conclamati dal diritto europeo e da quello interno, ma di far fronte, concretamente, al fine di garantire l’e-guaglianza sostanziale dei cittadini e la parità di trattamento nel godimento effettivo dei diritti sociali, alle situazioni di divario ed ai “costi dell’insularità” mediante misure di sostanziale riequilibrio sul piano legislativo ed economico”.
Il Governo siciliano ha inserito, sin dal proprio insediamento, il contrasto agli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità nella propria agenda operativa, collaborando inoltre con la Sardegna e le altre regioni italiane al fine di porre sul tavolo iniziative concrete: “Nel Documento sulla Programmazione europea 2021-2027, approvato dalla Conferenza delle Regioni e Province Autonome nel febbraio 2020 è stato evidenziato, fra l’altro, che la politica di coesione post 2020 non solo non deve lasciare indietro le isole ma, al contrario, riconoscerne il ruolo strategico e creare le condizioni per uno sviluppo paritario e coerente con le altre aree d’Europa. Più specificamente è stato formalmente richiesto alle Istituzioni Europee di prevedere misure normative e programmatorie specifiche per compensare la discontinuità territoriale, basate su un indice di perifericità insulare da definire sulla base dell’estensione territoriale, della popolazione interessata e della distanza chilometrica e temporale dal continente e dalle aree più sviluppate del Paese e di promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale sia nelle aree urbane che nelle aree con gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici che hanno difficoltà ad accedere ai servizi di base (isole e aree interne), in coerenza con il dettato dell’art. 174 del TFUE”.
“In particolare, le misure di riequilibrio e perequazione rispondono alla necessità di mitigare gli svantaggi strutturali determinati dalla discontinuità territoriale do-vuta alla condizione geografica e di assicurare pari opportunità di sviluppo e accesso al mercato unico europeo rispetto alle altre regioni. Insularità e perifericità sono caratteristiche che non solo producono un incremento dei costi, ma creano anche ritardi e debolezza nel processo di sviluppo e di coesione. Va peraltro considerato che la pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto ancor più negativo sulle comunità insulari in termini, tra l’altro, di crisi sanitaria, crisi d’impresa, perdita di posti di lavoro, in particolare nel settore turistico, sicurezza alimentare, spostamenti, viaggi e rimesse. Pertanto, – conclude il suo intervento Armao – soltanto attraverso la compiuta affermazione delle misure di riequilibrio, le isole europee, a partire dalla Sardegna e dalla Sicilia, potranno rilanciare le proprie prospettive di crescita”.
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