PALERMO (ITALPRESS) – “Il politico diventa uomo di Stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni”. E’ questa la frase che campeggia alle spalle dei sei candidati a sindaco di Palermo che si sono ritrovati tutti insieme per un confronto pubblico all’auditorium del Gonzaga Campus di via Mattarella. Roberto Lagalla, Franco Miceli, Ciro Lomonte, Rita Barbera, Francesca Donato e Fabrizio Ferrandelli hanno dato vita a un interessante dibattito gestito e alimentato dagli studenti, che hanno preparato per i candidati domande e spunti di discussione, dimostrando che le giovani generazioni non sono così distanti dalla politica come spesso si ritiene. Dopo una breve presentazione di ciascun candidato, con un primo botta e risposta tra Lagalla e Ferrandelli (“La frase alle nostre spalle è Di Gasperi”, “No, è di Churchill”), è partita la raffica delle domande, con la defezione di Barbera, andata via subito dopo un breve saluto. Tra le domande, come valorizzare i giovani all’interno della macchina comunale, cosa fare per le periferie, come investire sugli istituti scolastici e sugli impianti sportivi, come avvicinare le nuove generazioni alla politica, combattendo la piaga dell’astensionismo. Regola tassativa: tre minuti a disposizione per ciascuna risposta.
“Voglio continuare sul solco del lavoro già da me svolto. Non è vero che nulla è stato fatto e che la politica è sempre una mela marcia – ha esordito Roberto Lagalla, candidato del centrodestra – Per i giovani abbiamo potenziato l’internazionalizzazione dell’Università. Uno dei punti fondamentali è l’attrazione di investimenti internazionali sul territorio e attivazione per i giovani di iniziative di start up che nel tempo possano aggregare gruppi importanti. Il Comune di Palermo – ha aggiunto rivendicando quanto già svolto nel precedente incarico da assessore regionale all’istruzione – deve essere in condizione di potenziare l’edilizia scolastica e utilizzare i soldi già stanziati ma non utilizzati per carenza di progettazione”.
Supportato da chi sostiene l’attuale giunta Orlando, il candidato di Partito Democratico e M5S, Franco Miceli, ha comunque sottolineato che tanto va cambiato nei prossimi cinque anni a livello di approccio: “Il fatto che i giovani siano interessati alla politica ci spinge a lavorare per questa città. Non mi interessa la carriera politica, ho deciso di dedicare semplicemente i miei prossimi cinque anni di vita alla crescita di questa città. Palermo vive un certo ritardo a livello sociale, in particolare a livello di attenzione nei confronti del mondo scolastico. Il compito del comune di Palermo sarà incanalare le risorse dei giovani all’interno di un progetto complessivo per la città. Bisogna ripensare le modalità di governo di questa città, il poco peso dato ai giovani è un importante vulnus – ha aggiunto – Occorre smetterla con questa struttura centralizzata, le otto circoscrizioni devono diventare luoghi in cui è possibile decentrare il potere e le risorse per avvicinare la città alle istanze dei cittadini”.
Un’affermazione, quest’ultima, criticata da Lagalla: “Non capisco come si possa decentrare, come dice Miceli, quando l’attuale amministrazione comunale voleva ridurre – istanza poi bocciata, ma c’era l’intenzione – a quattro le circoscrizioni”. “Difficile essere candidata sindaco senza partiti che mi sostengono. Rispetto chi persegue le proprie battaglie all’interno dei partiti, ma io se non trovo un contesto in cui mi ritengo rappresentata preferisco correre da sola – ha spiegato Francesca Donato, candidata indipendente nota per le sue posizioni no green pass e non vicine all’Ucraina – Ritenevo dal primo giorno che il green pass avrebbe portato a discriminazioni e lesione dei diritti fondamentali in lavoro e istruzione e si è verificato puntualmente. E critico la scelta del governo di schierarsi senza se e senza ma a favore dell’Ucraina mandando armi, fatto per cui sono stata isolata nel Parlamento europeo a votare contro le decisioni dell’Italia. Il mio focus principale – ha aggiunto – è quello del lavoro. E’ drammatica la carenza di lavoro a Palermo e il ruolo del sindaco è fondamentale. I centri per l’impiego sono importanti, ma per carenza di personale e mancanza di un approccio digitale non funzionano. E il tema della riqualificazione degli impianti sportivi e degli istituti scolastici è fondamentale”.
Schierato contro il governo nazionale anche Ciro Lomonte, il candidato di Popolo della famiglia, Siciliani liberi e di ItalExit: “Bisogna scardinare il pensiero unico dominante, è una cappa asfissiante. Non si trovano risposte adeguate, lo stato italiano spesso è nemico di artigianato e architettura – ha spiegato l’architetto, già candidato nel 2017 – Questo è politica con la p maiuscola, lavorare per il bene comune uscendo fuori dagli schemi imposti da giornali e informazione. Ho insistito – ha aggiunto – affinchè nascesse il gruppo dei giovani siciliani liberi. Gli altri candidati, seppur credibili, danno il loro volto a quei partiti che non hanno fatto il bene di questa città”.
Consigliere comunale e già candidato sindaco in passato, Fabrizio Ferrandelli è sostenuto da Azione e +Europa e ha attaccato duramente l’attuale amministrazione e di riflesso il candidato del centrosinistra Miceli: “I conti del comune sono sfasciati, c’è un debito importante al Comune di Palermo e il piano di risanamento presentato dagli amici di Miceli è farlocco e inattuabile. Rivendico di essere stato tra coloro che hanno impedito il raddoppio dell’Irpef, che avrebbe previsto un debito con lo stato per vent’anni e dunque penalizzato i giovani. A differenza di altri conosco la macchina comunale come le mie tasche. I giovani – ha aggiunto rivolgendosi agli studenti – si rappresentano da sè. Ho investito molto sulla lista ‘Rompi il sistemà formata da soli giovani under 25. Se l’esperienza è quella di chi da vent’anni guida la città, allora meglio non avere esperienza”. Al termine dei botta e risposta, a un mese dal voto i candidati hanno lanciato un ultimo messaggio alla platea composta principalmente da chi andrà alle urne per la prima volta, concordando tutti su quello che oggi è il compito essenziale della politica, combattere la disaffezione nei suoi confronti da parte dei cittadini, in particolare dei giovani. Ricevendo, in cambio, una proposta da parte del Gonzaga: “Vi chiediamo di creare più centri di aggregazione di quartiere che garantiscano l’inclusione sociale e che contribuiscano alla crescita delle nuove generazioni”.

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(ITALPRESS).

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