Gli OP:OP

Gli OP:OP puntano a beat downtempo godibili e caldi, all’interno dei quali si muovono sinuosi e quasi cauti, senza mai spingersi oltre né cercare risoluzioni funamboliche. Ed è un bene, perché il flusso sonoro scorre cremoso tra le orecchie. Appunto caldo e avvolgente.

Ma l’elettronica che trasuda da questo EP è molto più di questo.

Sarà per l’utilizzo di suoni analogici accanto a loop e sequencer digitali, per le evocative voci ora orientaleggianti ora urlanti, o chissà per quale altra strana alchimia, la forza degli OP:OP sta – a parere di chi scrive – nel riuscire a creare mondi.

Immergersi in The Afternoons vuol dire vivere un viaggio di evocazioni visive ed emozionali. Oppure ascoltare delle piccole colonne sonore di film non ancora girati.

Vuol dire assecondare l’epos quasi fantascientifico eppure tribale di Jordanian, che porta l’ascoltatore in groppa ad un cammello robotico su un mondo di sabbia mentre in cielo infiamma una battaglia di astronavi.

Significa abbracciare il ritmo quasi hip-hop (mi ha richiamato alla mente la Ping Pong degli Antipop Consortium) di The Artisan, ritmicamente potentissima e suadentemente medio-orientale nelle trame melodiche mentre, inesorabili, uomini lontani cercano senza riuscire di dirti qualcosa.

E’ essere spettatori del trip electro-folk-reggae-tribal di The Upsteirs fly, che smuove le interiora coi bassi potenti e crea un vago e sottile senso di inquietudine da inopportuna passeggiata notturna tra le vie di un barrio ispanico malfamato.

Per approdare infine a Sunstripe, traccia piena di stile e dagli equilibri intensi, in cui gli OP:OP restano in bilico tra cori femminili e synth e bassi distorti e loop, senza cadere nell’errore di innamorarsi di nessuno di questi, lasciandoti uscire dal brano con un’intensa gustosa pastosità in gola e la voglia di ascoltarne ancora e ancora.

Non so se ancora oggi abbia senso definire della musica “elettronica” – come se la strumentazione potesse definire un genere, e infatti nel calderone electro ci sono produzioni diversissime – e non so se questo The Afternoons trovi giustizia in tale semplice etichetta.

Quella degli OP:OP è musica, ed è ottima musica.

E ne vogliamo altra ancora.                                                                                                              A.T.

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