PALERMO (ITALPRESS) – La disabilità non come stigma, ma punto di forza dell’esperienza sportiva e stimolo per raggiungere nuove vette. Un tema evidenziato nel libro “L’insuperabile è imperfetto”, una raccolta di percorsi di singoli atleti sotto il profilo sia agonistico che psicologico fino ad arrivare, in alcuni casi, alla partecipazione alle Paralimpiadi. Il volume, realizzato dalla Federazione italiana sport paralimpici e sperimentali (Fispes) con il supporto di Unicredit, è stato presentato nel Polo universitario di Scienze motorie e sportive in via Pascoli, a Palermo.
Ad accomunare il percorso degli atleti la consapevolezza di doversi mettere in gioco, di valorizzare le proprie abilità sportive per costruire un futuro ricco di soddisfazioni. Il coinvolgimento della componente universitaria punta a fornire spunti non solo di sensibilizzazione, ma anche di comprensione del rapporto tra tecnico e atleta per avere chiare le risposte del corpo umano a questo tipo di sfide.
Tra le storie presentate quella di Francesca Cipelli, 25 anni, specialista del salto in lungo che annovera nel curriculum un nono posto alle Paralimpiadi di Tokyo 2020: “Quando ci si accorge del nostro talento in un determinato sport la disabilità e le nostre imperfezioni assumono quasi una dimensione marginale – racconta Cipelli, che da quindici anni ha la parte destra del corpo quasi completamente bloccata in seguito a un incidente, – Spesso quando i media parlano di noi lo fanno con un linguaggio pietistico e stereotipato, ma quando scendiamo in pista non ci siamo mai sentiti speciali”.
Altra esperienza raccontata è quella del siracusano Salvatore Nitto, specialista del lancio del disco e del peso: “Sono nato con una malformazione agli arti inferiori che ha portato quasi subito all’amputazione, ma grazie alla scuola ho capito che avrei potuto farmi valere come atleta e la mia famiglia mi ha supportato moltissimo in un percorso che mi vede impegnato ormai da 21 anni”.
L’appoggio delle famiglie non va però dato per scontato: la maggior difficoltà per avviare l’esperienza di un atleta paralimpico, spiega il delegato Fispes Sicilia Giovanni Ciprì, è “uscire dalla gabbia dorata dell’ambiente familiare e dedicarsi alla passione dello sport: capita spesso che i genitori siano particolarmente apprensivi con un figlio disabile, ma si tende a ignorare che l’imperfezione fisica può diventare il punto di forza del singolo atleta”. In questo percorso risulta fondamentale l’apporto dei tecnici in quanto, afferma Ciprì, “se gli atleti sono la punta dell’iceberg bisogna ricordare come dietro di loro ci sia una figura che li ha fatti crescere: i tecnici indirizzano i bambini in base alle loro peculiarità, al fine di metterne in risalto il talento sportivo”.
Il delegato Fispes Sicilia evidenzia infine come siano cambiate nel tempo la percezione sociale della disabilità e la comunicazione sul tema: “Fino a qualche anno fa se in famiglia c’era un bambino disabile si tendeva a nasconderlo; oggi invece gli atleti paralimpici vengono ricevuti al Quirinale o presi come testimonial per le pubblicità, alla pari di quelli olimpici”.
Per Antonino Bianco, coordinatore del corso di Scienze motorie, la promozione del libro ha una duplice importanza, in quanto “è una forma di condivisione delle esperienze singole ma anche una forma di trasmissione del sapere e di incontro con il territorio, elementi imprescindibili per le missioni dell’università”.
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