Nuovo grido di allarme sull’ex cartiera Siace che, con il suo stabilimento dismesso di Marina di Cottone– in seguito al fallimento avvenuto nel 1987 – si è progressivamente trasformata in un imponente polo produttivo alla deriva. Un’area di oltre 46ettari che, a causa del prolungato stato di abbandono e degrado, versa in condizioni di forte inquinamento e degrado, costituendo, da oltre 30 anni, un grave pericolo per la salute. Sulla vicenda interviene l’avv.Santo Primavera, consigliere comunale a Giarre e referente della “Fondazione Sorella Natura”.

L’ex stabilimento Siace fu acquistato nel 1999 dall’ex Provincia  per un importo complessivo di oltre 17 miliardi di lire, con un abbuono di 4 miliardi di lire per provvedere allo smaltimento della quantità di amianto e di altri rifiuti pericolosi.

L’idea – rimarca Primavera – era quella di creare un parco divertimenti. Furono spesi 250 milioni di lire per elaborare un progetto. Dopo il 2013, con le soppressioni delle province, il progetto sull’area rimase lettera morta. Oggi, al di là della progettualità sull’area, ci ritroviamo una bomba inquinante di amianto e di altri rifiuti tossici pericolosi, probabilmente sotterrati nel terreno e che risalirebbero anche all’attività lì svolta dalla cartiera. La Regione è ancora ferma agli annunci per la bonifica. Sollecito la Città Metropolitana, proprietaria dell’area, a portare tale questione ambientale nei tavoli politici regionali e nazionali”.

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