La Polizia di Stato di Catania – su delega di questa Procura Distrettuale della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, ha eseguito, con l’impiego dei poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Catania e del Commissariato di P.S. Adrano, sotto il coordinamento della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Catania a carico di 20 soggetti destinatari della custodia in carcere in quanto gravemente indiziati, con differenti profili di responsabilità e allo stato degli atti, dei delitti di associazione di tipo mafioso (clan Scalisidi Adrano), estorsione, traffico di sostanze stupefacenti e porto e detenzione illecita di armi da sparo, tutti reati aggravati dalla finalità di agevolare l’associazione mafiosa di appartenenza.

La misura cautelare compendia gli esiti di un’articolata indagine sul clan Scalisi di Adrano,articolazione territoriale nel predetto Comune del clan Laudani di Catania, che ha documentato il riassetto dei ruoli apicali e l’attuale organigramma del sodalizio mafioso.

Oltre all’organigramma del sodalizio, l’indagine ha permesso di avere contezza dei delitti posti in essere dagli affiliati al clan Scalisi, tra cui numerose estorsioni, commesse nella tipica forma mafiosa del “pizzo”, in pregiudizio di commercianti ed imprenditori adraniti costretti a pagare mensilmente somme di denaro agli esattori dell’organizzazione mafiosa.

Nel corso delle indagini è stato ricostruito l’attuale organigramma del clan Scalisi, la cui gerarchia interna vedrebbe, al livello immediatamente inferiore al reggente Alfio Di Primo, Antonino Garofalo che avrebbe svolto una fondamentale funzione di organizzazione e coordinamento sugli altri membri del clan, tra cui spiccherebbero Andrea Stissi e Dario Sangrigoli.

Gli investigatori hanno documentato numerosi incontri tra Alfio Di Primo e Antonino Garofalo, ritenuti, sulla base delle investigazioni, appartenenti di pari livello del clan mafioso Landani di Catania a cui è affiliato il clan Scalisi di Adrano.

L’inchiesta ha permesso di far luce anche sulle estorsioni ai danni di commercianti ed imprenditori adraniti sistematicamente costretti a pagare mensilmente somme di denaro agli esattori del clan. Sono stati ricostruiti diversi episodi di danneggiamento ed intimidazione nei confronti dei commercianti che non avevano aderito all’imposizione del “pizzo”. Le casse del clan sarebbero state costantemente rimpinguate dai proventi di un vasto traffico di droga, soprattutto cocaina e marijuana, gestito dai membri dell’organizzazione che – dicono gli investigatori – hanno approfittato di una fase di debolezza operativa del clan rivale di Adrano dei Santangelo. Il clan era dotato di armi ed erano pronti, nel caso, a sostenere il confronto con gli altri gruppi mafiosi.

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