“La Sicilia è una di quelle regioni in cui la Fondazione con il Sud interviene di più, con oltre 60 milioni di finanziamenti erogati in questi anni di attività”.

Lo ha detto Marco Imperiale, direttore generale della Fondazione con il Sud, a Castelbuono, in provincia di Palermo, per festeggiare i tredici anni della Fondazione. Per il suo tredicesimo compleanno, l’ente no profit che si occupa di promuovere l’infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno d’Italia, ha scelto Castelbuono, piccolo centro delle Madonie, per accompagnare un gruppo di giornalisti alla scoperta della “rivoluzione lenta, ma rock” avviata nel borgo madonita. Da oggi a venerdì 9 agosto, la Fondazione farà conoscere ai suoi ospiti i progetti di sviluppo locale partecipato, avviati nel paese.

“A Castelbuono – dice Imperiale – ne sono stati realizzati otto, di cui tre sono i più importanti perché riguardano l’agricoltura sociale, il recupero dell’antica tradizione di raccolta della manna e l’accessibilità dei servizi turistici, contribuendo così a rinnovare l’offerta turistica del territorio. Castelbuono è stato l’unico caso in cui la Fondazione non ha erogato risorse come solitamente avviene tramite un bando, sono state stanziate tramite un processo partecipato, che ha coinvolto tutta la comunità, facendo decidere ai castelbuonesi quello che andava fatto per il territorio”. 

Al fresco della collina e a pochi chilometri dal mare, nel borgo siciliano l’innovazione sociale trova da tempo terreno fertile grazie allo sviluppo locale dal basso promosso dalla Fondazione, che coinvolge organizzatori, giovani, agricoltori e contadini. E’ proprio dalle campagne limitrofe al paese che parte il tour della Fondazione, con la prima tappa presso la Fattoria del Sorriso di Nataluccio, centro gestito dalla Cooperativa Sociale il Sorriso, che si occupa di attività assistite con gli animali e di onoterapia, volte all’inclusione sociale. Le altre tappe della giornata serviranno a conoscere il progetto di agricoltura sociale bio “Agri – Etica”, che coinvolge giovani disoccupati under 50, persone con disturbi psichici e con svantaggio socioeconomico e permette di riappropriarsi della terra, oltre 100 ettari, e di coltivare ortaggi e allevare mucche e ovini nei terreni anche incolti, messi a disposizione dalla popolazione locale.

 

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