STORIE PELORITANE, episodio 1: Faone di Lesbo a Fiumedinisi. Anno 9406 dell’Olocene, 4914 dall’Origine del Mondo, 595 avanti Cristo.

L’antica Nisa

Fiumedinisi è un’antica cittadina della Sicilia, le cui origini sono fra le più remote. In principio si chiamava Nisa (Nysa), in ricordo del monte che allevò Dioniso bambino; il dio primaverile della liberazione e della vitalità aveva in questa popolazione grandi devoti che difatti gli dedicarono la città.

Il Fiume di Dioniso

A riprova di ciò, il nome attuale di Nisa è una contrazione d’un toponimo latino-siciliano: Flumen Dionysi, cioè “Fiume di Dioniso”, oggi chiamato Nisi. Sebbene gli abitanti siano più comunemente detti Fiumedinisani, con ogni probabilità il vero loro nome è Nisiadi e sarebbe da recuperare.

La storia di Fiumedinisi s’intreccia
con quella
di una delle “coppie complicate” più famose del mondo:
quella della poetessa Saffo di Lesbo
e d’un conterraneo a lei molto caro.

Saffo e Faone

Qui per un periodo visse un certo
Faone
. Costui era un abitante famoso dell’isola di Lesbo, un giovane
uomo di bellissimo aspetto che tutte le
donne desideravano; fra esse c’era Saffo
, l’intramontabile poetessa che
Platone chiamò “la Decima Musa”.

Anche se Saffo, com’è noto, trascorreva gran parte del proprio tempo con
le donne, spesso allieve con cui intratteneva relazioni, Faone le piaceva tanto e lo amava con tutta sé stessa. La coppia
aveva passato molti bei momenti assieme, ma non esisteva fra loro una relazione
stabile.

Saffo in Sicilia

Saffo visse per alcuni anni in
Sicilia
, quand’era dovuta scappare da Lesbo con la nobile famiglia
per salvarsi dai disordini derivanti dagli avvicendamenti dei tiranni nella
capitale Mitilene. Può darsi che Faone fosse un altro fuggitivo lesbio,
conosciuto da lei proprio durante questo esilio o prima; fatto sta che Saffo fece
ritorno in patria, dove si affermò come grande artista e insegnante, ma il suo
amato forse rimase in Sicilia.

L’amato Faone a Fiumedinisi

Da quello che sappiamo, Faone
frequentava le città etnee
e in queste località destava i sensi di molte
donne siciliane. Sembrerebbe però che il suo luogo prediletto durante la
permanenza nell’isola fosse proprio Nisa, Fiumedinisi. Soggiogato dalla propria
stessa bellezza, l’uomo non riusciva a negarsi a tali femminei appetiti.

Il contatto epistolare tra Faone e Saffo comunque continuava. La poetessa era sgomenta e distrutta da quanto apprendeva sul soggiorno dell’amante in Sicilia. Una volta Saffo ebbe a scrivere all’ingrato: “Che devo fare io a Lesbo? Vorrei essere siciliana! Madri e spose nisiadi, cacciatelo via, perché le cose che dice a voi le ha dette prima a me! E tu, Venere, che dimori in Erice e percorri i monti siciliani, aiutami!”.

Forse quella fu l’ultima lettera
che gli scrisse
, poiché Saffo, come annuncia nella stessa, meditava di
gettarsi dalla rupe di Leucade che si credeva permettesse di dimenticare un
sentimento nocivo e rimanere incolume. Alcune poesie lasciano intendere che la
poetessa raggiunse la vecchiaia; a noi piace pensare che poté uscire da questa
situazione dolorosa e continuare a elargire la sua arte.

A meno che l’informazione riguardi solo il suo omonimo conterraneo più
antico – anche Faone più avanti ritornò a Mitilene, dove i mariti lo misero a
morte per lo scompiglio che creava nelle famiglie di Lesbo.

NOTE. La storia narrata deriva dalla lettera scritta da Saffo a Faone, facente parte delle Eroidi di Publio Ovidio Nasone – una raccolta di epistole delle grandi eroine della storia ai loro amati – e dunque in realtà composta dal grande poeta italico.

Egli produsse un’opera d’arte secondo i gusti della sua epoca ma – a nostro parere – rifacendosi a una tradizione precedente che vedeva il nobile lesbio rifugiato a Fiumedinisi (ma va anche ammesso che ci sono incertezze sul reale significato di “Nisiadi”).

La notizia di Saffo in Sicilia consiste in alcuni versi riportati nella Geografia di Strabone d’Amasea (primo libro). La data attestata è quella della tradizione, sicuramente inesatta. In ogni caso, l’amore fra Saffo e Faone rimane un fatto oscuro e ammantato di leggenda.

Daniele Ferrara

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