PALERMO (ITALPRESS) – Si è chiusa con la presentazione del ‘Rapporto sulla legislazione 2022-2023’, predisposto dall’Osservatorio del centro studi della Camera, la Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle province autonome, che si è svolta a Palermo, presso la sede dell’Ars di Palazzo dei Normanni, per la prima volta in Sicilia. Ad aprire i lavori il padrone di casa, il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, mentre ha introdotto e moderato l’appuntamento la vicepresidente della Camera, Anna Ascani. Nel corso del dibattimento, sono intervenuti con dei contributi il professore ordinario di diritto costituzionale dell’Università di Messina, Giacomo D’Amico, il professore di istituzioni di diritto pubblico dell’Università di Macerata, Giulio M. Salerno, e hanno presentato le proprie relazioni Gianfranco Rotondi, presidente del Comitato per la legislazione della Camera, e Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto nonchè coordinatore della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle province autonome.
Dalla relazione sulla legislazione tra Stato, Regioni e Unione europea sono emerse, nell’ambito di un quadro complesso, quali siano tutte le problematiche che si vivono nell’attuale fase, così come ha spiegato Ascani nella sua introduzione: “Il rapporto sintetizza i dati di fondo riguardanti l’attività legislativa a livello nazionale e regionale, la normativa UE e alcune importanti democrazia europee (Francia, Germania, Spagna e Regno Unito) – ha esordito – I problemi riguardano un consistente ricorso alla decretazione d’urgenza, la presentazione in molti casi di decreti-legge multisettoriali che determinano un impatto negativo sull’iter del provvedimento in termini di difficoltà a definire il perimetro proprio del provvedimento e quindi ad istruire gli emendamenti, la tendenza a concentrare l’esame, soprattutto per i decreti-legge e per la legge di bilancio, in una sola lettura, le forme di intreccio tra decreti-legge, e tutto ciò conduce ad una legislazione spesso frammentata. Al tempo stesso – ha aggiunto Ascani – Il rapporto rileva come il Parlamento abbia dimostrato una capacità di innovazione che può risultare importante. Mi riferisco alla recente esperienza della pandemia, nonostante la quale il Parlamento ha continuato a lavorare”.
A margine dell’evento, rispondendo alle domande dei cronisti, la vicepresidente della Camera è scesa maggiormente nei dettagli: “La conflittualità Stato-Regioni non fa bene ai cittadini e alla qualità della legislazione, la collaborazione tra Parlamento e assemblee legislative regionali diventa fondamentale per fare leggi che vadano incontro alle esigenze dei cittadini – ha spiegato, prima di concentrarsi sul disegno di legge che riguarda l’autonomia differenziata, tra i temi trattati questa mattina a Palazzo dei Normanni – L’autonomia differenziata rischia di aggravare dei problemi che già oggi esistono. Tuttavia, la collaborazione con le regioni deve essere massima, perchè è evidente che c’è la necessità di dare uno spazio effettivo alle regioni che vogliono dare risposte efficaci ai cittadini e che oggi incontrano ostacoli per diverse ragioni rispetto a queste necessità. Naturalmente, al di là delle posizioni politiche personali, mi auguro che il percorso intrapreso dal Parlamento di discussione del disegno di legge Calderoli sia aperto a modifiche e proposte che devono venire da tutto il Parlamento, perchè davvero qui si tratta della qualità della legislazione”.
E sul tema del ddl Calderoli si è espresso anche il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno: “Devo dire che il presidente Ciambetti è stato molto disponibile nel voler creare ancora degli incontri con il ministro Calderoli e devo dire che anche lui lo è stato, rispetto a un testo che ci fa giocare una partita per i prossimi cinquanta-cento anni. Quello sull’autonomia differenziata rappresenterà con ogni probabilità il disegno di legge più importante che verrà discusso. Pertanto dobbiamo essere non solo preparati, ma anche farlo percepire, perchè talvolta purtroppo chi vive fuori dalla Sicilia non capisce le gravi difficoltà – ha aggiunto – Il problema nel rapporto tra Stato e regioni è legato a un ristoro che si trova spesso e volentieri in alcune fasi del percorso legislativo. Ci si ritrova sempre nella fase della variazione di bilancio e della finanziaria, quando invece si potrebbe serenamente pensare di poter proporre dei disegni di legge e fargli fare il percorso che è assolutamente consuetudinario da regolamento, quello di portarlo in commissione e poi successivamente poterlo valutare in aula”.
Nella seconda parte dell’incontro, hanno preso la parola alcuni presidenti dei consigli regionali, a cominciare dal relatore Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio Regionale del Veneto e al contempo coordinatore della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle province autonome: “La presentazione del rapporto sulla legislazione 2022-2023 ci offre la possibilità di approfondire analisi e riflessioni sul funzionamento delle nostre istituzioni – ha dichiarato – Cominciamo a vedere con chiarezza l’effetto dei cambiamenti che si sono susseguiti, siamo ancora ben lontani dall’aver raggiunto un equilibrio del sistema tale da far venir meno quella confusione creata dalla gerarchia delle fonti. La necessità è quella di recuperare una cifra legislativa improntata alla semplificazione e alla chiarezza dei testi”.
“Quando si vuole mettere un limite all’autonomia legislativa stabilita dalla Costituzione, si inseriscono queste sedicenti norme di grande riforma economica e sociale, non abbiamo strumenti per individuare e ci si mette la Corte Costituzionale che mette il sigillo di certificazione – ha riflettuto Michele Pais, presidente del Consiglio Regionale della Sardegna – In questo senso, probabilmente servirebbe una riflessione sulla composizione della Corte Costituzionale, finchè il giudice di legge non avrà giudici indicati dall’autonomia regionale, andrà a chiudere i procedimenti in favore dello Stato, cioè di chi li nomina”.
“Le persone che vengono nominate a rappresentare presso un’istituzione la volontà popolare hanno un duplice dovere, prima di tutto morale, poi politico – ha esordito Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio Regionale del Lazio – Con tutto il rispetto per le gerarchie delle fonti, noi spesso qualche problema lo abbiamo. Non è in discussione il numero dei consiglieri, il problema va affrontato a 360°, sono convinto che i presidenti delle assemblee legislative rappresentino ancor di più della conferenza Stato-regioni un ruolo fondamentale. Troppo spesso abbiamo visto norme approvate ma non più votate dall’assemblea – ha concluso – Ma indicate da enti che la politica ha creato per controllare il lavoro delle assemblee e che di fatto fanno politica”.
L’ultimo intervento è quello di Gianmarco Medusei, presidente del Consiglio Regionale della Liguria: “Spesso le assemblee legislative sono messe in ombra dalle giunte regionali, quella siciliana un pò meno per la sua struttura speciale – ha spiegato – Ci vuole una maggiore attenzione da parte di tutti, avere una maggiore forza come conferenza plenaria credo sia importante e mi auguro che ci sia una maggiore presenza dei colleghi presidenti, di fare di tutto per esserci”.
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