“Da apposita certificazione agli atti della Commissione Regionale Antimafia non risulta che in merito io sia indagato dalla Procura di Messina, né che sia stata mai avviata d’iniziativa una indagine nei miei confronti pur trattandosi di reato procedibile d’ufficio. “

L’ex vice questore e oggi avvocato Mario Ceraolo, rispondendo alle dichiarazioni di Giuseppe Antoci su un’indagine aperta a Messina su di lui, va dritto al punto, e replica smentendo la notizia.

E’ l’ennesimo tassello di una sequela di polemiche partite dopo la pubblicazione della relazione della Commissione regionale antimafia su fallito agguato all’ex presidente del Parco dei Nebrodi, nel maggio 2016. Le conclusioni del dossier non sono state condivise dal protagonista, secondo il quale non c’è alcun dubbio che ci fosse la mafia dietro il suo agguato. Così a più riprese Antoci ha risposto, aprendo il fuoco di fila prima contro Claudio Fava, presidente della Commissione, poi contro Ceraolo, che replica:

“Debbo rilevare che il sig. Antoci ed il dott. Manganaro, tramite il suo legale, rivolgono strumentali attacchi nei miei confronti, nonostante le conclusioni cui è pervenuta la Commissione Regionale Antimafia siano basate, oltre che su di un articolato compendio di atti giudiziari, su numerose audizioni in grado di fornire un oggettivo contributo alla verità; ma in merito a detti elementi, che, secondo quanto emerge dalla relazione, li smentiscono su più circostanze, i due hanno ritenuto di non soffermarsi.”

“Così come nulla dicono in merito ai “dubbi” e alle “anomalie” cui fa riferimento, davanti alla Commissione Regionale Antimafia, il Questore pro tempore in relazione a quanto accaduto il 18 maggio 2016 e nel corso delle indagini.

Il dott. Manganaro – smentito su varie dirimenti circostanze dal Sindaco Calì, dal Maresciallo Lo Porto, dagli agenti della scorta e dal suo autista, dai Questori Finocchiaro e Cucchiara – è, addirittura, giunto al punto di smentirsi da solo allorquando, al solo scopo di diffamarmi davanti alla Commissione Antimafia, ha negato specifiche circostanze, dimenticandosi di averle già ammesse davanti ai Pubblici Ministeri due anni prima.

Così come il sig. Antoci (ed è solo una tra le tante) mi attribuisce di aver fatto pressioni su di un giornalista, “con in mano alcuni esposti anonimi”, per pubblicare un articolo che ponesse dubbi sull’attentato, ma viene smentito davanti alla Commissione dallo stesso giornalista.

La mafia si contrasta innanzitutto con la verità. Per me parla la lunga storia di concreta e coraggiosa lotta alla mafia comprovata dagli straordinari risultati che ho conseguito.”

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