PALERMO (ITALPRESS) – “Il lavoro è stato investito da una grande trasformazione e da questo bisogna ripartire. Ma accanto al lavoro ci sono dei ritardi strutturali nel nostro Paese. Perdiamo punti di produttività e l’inadeguatezza delle infrastrutture è sotto gli occhi di tutti. Forse è mancato un confronto vero con il sindacato su questi temi”. Lo ha detto Sebastiano Cappuccio, segretario regionale della Cisl aprendo il webinar “A Sud del futuro” organizzato dal sindacato. “Il coronavirus in questi mesi ha sconvolto ciascuno di noi e ci ha costretto di affrontare una situazione di criticità e affrontare la debolezza del sistema”, ha detto Cappuccio, “crediamo che imponga a tutti di lavorare insieme e mettendo a fattore comune gli sforzi per agire in modo coordinato”. Nel corso della sua relazione Cappuccio ha elencato dodici richieste all’indirizzo di Palazzo D’Orlèans e altrettante per Palazzo Chigi. In Sicilia il 47% delle famiglie vive solo di lavoro a tempo determinato. E a rischio sono ben 150 mila posti. Chiesto un tavolo permanente, su fiscalità compensativa, Zes per turismo e beni culturali. Obiettivo: “Risalire la china, perchè le imprese e i lavoratori siciliani rischiano quattro volte di più che nel resto d’Italia. Tanto più ora, nel post lockdown”.
Le prospettive, ha spiegato Cappuccio, non sono affatto rosee e serve una svolta da qui a fine anno sul doppio fronte, regionale e nazionale: “Se per il Pil italiano la previsione varia da -8 a -12% e Confcommercio si spinge fino a -17%, è probabile che la Sicilia chiuda l’anno col meno 20%”.
In un contesto nel quale, ha puntualizzato il segretario, il numero dei Comuni in dissesto è salito a 39, l’Isola conta il 25% delle incompiute d’Italia, il 20% delle persone qui vive in famiglie in cui manca un reddito da lavoro. Ancora, il reddito del 47% dei nuclei familiari arriva solo da rapporti a tempo determinato “oltre che da quegli autentici ammortizzatori sociali che sono nonni e nonne”.
Per di più, dopo tredici anni ininterrotti di crisi seguiti dal disastro Covid, l’Isola rischia, da qui a fine anno, di perdere altri 150 mila posti di lavoro. Ecco perchè, ha insistito Cappuccio, “c’è bisogno di un patto sociale e per il lavoro modello ponte Morandi, che lanci politiche condivise”: per lo sviluppo, la modernizzazione della Regione, la sua sburocratizzazione che passa dallo snellimento normativo, dell’organizzazione e delle procedure. “Noi siamo disponibili al confronto”, ha ripetuto il segretario. Ma “serve un tavolo permanente tra istituzioni e parti sociali per concordare assieme obiettivi, tempi, risorse e priorità degli investimenti”.
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