
L’architetto Salvo Calì, ex funzionario del Comune di Riposto e responsabile dell’Urbanistica durante la fase di pianificazione, interviene con una nota rilanciata sui social, in risposta alle dichiarazioni del sindaco di Riposto, Davide Vasta, in merito alla pianificazione urbanistica, in particolare quella relativa ad Altarello. L’occasione è il recente convegno organizzato dall’associazione Articolo 1 sul tema “Nubifragi e alluvioni tra l’Etna e il mare…”, durante il quale, a detta di Calì, il primo cittadino avrebbe espresso “giudizi affrettati e in libertà” sui temi della pianificazione in generale. “Non avendo potuto intervenire al convegno a causa del fitto programma, sento l’obbligo di chiarire, in quanto responsabile dell’urbanistica in quegli anni, le modalità e i procedimenti all’epoca adottati”, esordisce l’architetto Calì nella sua articolata nota. “L’immagine di una strumentazione urbanistica come atto d’imperio, compiuta da pochi, e non già frutto di complesse e articolate verifiche procedurali, non risponde al vero”. Calì ripercorre dettagliatamente l’iter che portò all’approvazione degli strumenti urbanistici all’epoca, sottolineando come la pianificazione fosse “governata dalle leggi regionali n.76 del 1978 e n.15 del 1991”. Queste normative, spiega l’ex responsabile, “obbligavano gli Enti a seguire un preciso iter partendo dalle direttive impartite dai consigli comunali, previo ascolto della città nelle sue forme di espressione”. A tal proposito, Calì ricorda come a Riposto furono organizzate “assemblee pubbliche nel centro cittadino e nelle frazioni” per raccogliere le istanze della popolazione. “Sulla base di tale raccolta di indicazioni e dati, e sulla base di preventive relazioni, volute dalla legge in forma obbligatoria, geologiche, idrauliche, agricole forestali, economiche e sociali, l’ufficio redasse il progetto di massima dello strumento urbanistico che fu sottoposto al Consiglio comunale” – prosegue Calì. L’iter, come evidenzia l’architetto, non si fermò all’approvazione del progetto di massima da parte del Consiglio. “In seguito all’esame del progetto di max approvato dal Consiglio – rammenta Calì – fu redatto il progetto definitivo e, prima che l’organo deliberante esaminasse il piano, il progetto di piano fu trasmesso all’ufficio del Genio civile di Catania per acquisire il preventivo parere, ai sensi dell’ex art. 13 della legge n°64, ovvero la compatibilità idrogeologica e sismica sulle previsioni delle zone territoriali e sulle norme tecniche di attuazione”. Un passaggio fondamentale, secondo Calì, che dimostra la scrupolosità del processo: “Solo dopo l’obbligatorio parere, il Consiglio comunale adottò il Prg il quale fu sottoposto, in ambito regionale, al parere del CRU (allora Consiglio regionale urbanistico) e subito dopo, ulteriormente esaminato dall’Assessorato regionale del Territorio”. Alla luce di questo articolato iter, l’architetto Calì conclude: “Come è possibile notare, nessun atto d’imperio di pochi, bensì procedimenti e competenze diverse intervenute nell’approvazione del piano. Le scelte furono vagliate e quella di Altarello fu giudicata idonea da tutti gli organi preposti a dare parere. Adombrare che si è trattato di una scelta fatta con leggerezza quasi sopra le leggi, significa dare un giudizio decontestualizzato dal periodo storico nel quale fu redatto e approvato il piano, nonché non tenere conto del cambio di paradigma intervenuto negli ultimi anni”. La presa di posizione dell’ex responsabile dell’urbanistica del Comune di Riposto, Calì, getta nuova luce sulla vicenda della pianificazione di Altarello, offrendo una prospettiva differente rispetto alle recenti dichiarazioni del sindaco Vasta e aprendo un dibattito sulla corretta interpretazione degli eventi passati alla luce delle sfide territoriali attuali.