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Si è concluso con una sentenza, destinata a lasciare il segno, il secondo troncone del processo Jungo, dinanzi la Corte d’Appello Seconda Sezione penale.

Il rito giudiziario ruota attorno all’operazione che a Giarre, nel maggio del 2020, aveva portato allo smantellamento di una piazza di spaccio gestita dal clan Brunetto, articolazione della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano, nel quartiere omonimo di Giarre.

La Corte d’Appello di Catania ha confermato in larga parte le condanne di primo grado, infliggendo pene pesanti ai membri dell’organizzazione criminale.

Tra i condannati, spicca Giuseppe Andò (“Pippu u cinisi”), che ha ricevuto 20 anni di carcere. Alessandro Andò, considerato il capo promotore dell’associazione finalizzata allo spaccio, è stato condannato a 16 anni. Anche gli altri imputati hanno ricevuto pene significative, a dimostrazione della gravità dei reati commessi. Francesco Andò, 14 anni e 4 mesi; Emanuele Andò, 7 anni;  Mirko Pompeo Casesa, 1 anno;  Marco Giovanni Condorelli, 6 anni e 8 mesi; Michelangelo Costanzo, 6 anni e 6 mesi, Andrea Leonardi 15 anni e 2 mesi; Fabio Liotta 2 anni e 2 mesi; Marco Miraglia, 2 anni e 8 mesi, Leonardo Patanè, 2 anni e 4 mesi, Piero Patanè 8 anni e 8 mesi; Salvatore Santitto, 6 anni, Concetto Sorbello, 8 anni, Mario Tarda 6 mesi, Adriano Tizzone 5 anni e 4 mesi, Alfio Torrisi 8 anni, Alessandro Longhitano 1 anno e 6 mesi. 

La sentenza rappresenta un duro colpo per il clan Brunetto, che vedeva nel quartiere Jungo una delle sue principali basi operative. L’operazione condotta dai carabinieri ha inferto un duro colpo all’organizzazione criminale, smantellando una piazza di spaccio che alimentava il mercato della droga a Giarre e nei comuni limitrofi.

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