Gli effetti del cambiamento climatico, negli ultimi anni, cominciano a
vedersi anche in riva allo Stretto di Messina, e purtroppo ormai sono una pura
realtà. Oltre al significativo aumento delle temperature medie mensile (nel
lungo periodo) negli ultimi anni si sta assistendo anche ad una più complessa
mutazione del regime circolatorio che comporta anche bruschi cambiamenti del
tipico clima mediterraneo nell’ambito stagionale, e una estremizzazione dei
vari fenomeni atmosferici.
Entrando un po’ nel dettaglio, dall’analisi dei dati ricavati
dall’osservatorio meteorologico del capoluogo peloritano, gestito dal Servizio
Meteorologico dell’Aeronautica Militare (unica stazione a norma
internazionale per la città), negli ultimi anni si è notato come gli autunni
e gli inverni siano sempre più caldi e piovosi (in termini di
accumuli), con scarti termici anche significativi, di oltre i +1°C +1,5°C, a
volte persino +2°C, rispetto quelle che dovrebbero essere le tipiche medie
stagionali. In certi periodi si riscontrano sempre più spesso lunghissime fasi
di calma, dominate da robusti anticicloni sub-tropicali che sempre più spesso
hanno caratterizzato gli autunni e gli inverni alle nostre latitudini.
Eppure paradossalmente le primavere e le estati, salvo delle eccezioni, sembrano siano diventate sempre più fresche e instabili, rispetto ai decenni passati, tanto che alcuni mesi hanno fatto riscontrare importanti anomalie termiche negative (vedi agosto 2018). In poche parole, mentre le stagioni autunnali e invernali diventano sempre più tiepide del solito, le primavere e le estati rispecchiano un andamento decisamente controcorrente, con frequenti fasi di instabilità nei mesi che per tradizione dovrebbero essere caratterizzati da una maggiore stabilità.
Rispetto al passato abbiamo avuto un aumento delle ondate di calore che rispetto al passato diventano più persistenti, tanto da durare per settimane. L’aumento della frequenza di queste ondate di calore però si verifica soprattutto nei mesi autunnali e primaverili.
Da non sottovalutare neppure il dato delle precipitazioni. Anche Messina, come gran parte delle località del sud Italia, vede una diminuzione delle giornate di pioggia, ma al tempo stesso un notevole aumento delle fasi precipitative intense (rovesci, temporali).
Sostanzialmente ciò vuol dire che oggi, rispetto al passato, piove di meno, ma quando arrivano le precipitazioni esse si presentano più intense, e quindi spesso in poco tempo possono scaricare quantità di acqua maggiori, creando notevoli criticità ad un territorio non abituato a questo cambiamento del regime pluviometrico. Inoltre, visto anche la particolare orografia peloritana, molte di queste precipitazioni sono spesso estremamente localizzate.
Il giugno del 2018, solo per fare un esempio, è stato il più piovoso di sempre in riva allo Stretto (e nelle zone tirreniche della provincia, con picchi eccezionali sui Nebrodi). Un altro fattore che potrebbe essere correlato ai cambiamenti climatici riguarda la sensibile diminuzione della ventosità sullo Stretto di Messina, ossia sempre meno giornate di vento sostenuto rispetto alle statiche elaborate negli ultimi 60 anni.
Mentre abbiamo avuto un lieve aumento delle giornate di “bonaccia”, specialmente in tarda primavera e in autunno. Un altro segnale da non sottovalutare. Nella maggior parte dei casi le giornate senza vento in riva allo Stretto si associano alla risalita sul Mediterraneo della costola più settentrionale dell’anticiclone sahariano.
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