Il servizio rifiuti a Messina potrà essere gestito da un’azienda speciale e quindi restare pubblico. A dirlo Fp Cgil e Uiltrasporti, dopo mesi di ferma opposizione all’ipotesi di privatizzazione dei rifiuti. I sindacati mettono sul tavolo una soluzione che non costringerebbe il Comune di Messina a dare ai privati la gestione dei servizi ambientali. La strada per scongiurare l’affidamento ai privati è giuridicamente supportata da una prima sentenza del Consiglio di Stato. Il pronunciamento è stato espresso in un caso analogo della regione Lazio.
La sentenza nel Lazio
«Rimaniamo fortemente legati alla difesa della gestione pubblica del servizio. I lavoratori chiedono al Consiglio Comunale di intervenire, certi del fatto che l’amministrazione De Luca non avrà alcuna pregiudiziale all’ulteriore azienda speciale».
Il fallimento di Messinambiente
Fp Cgil e Uiltrasporti ricordano le tappe fondamentali che hanno portato all’assetto attuale. Il fallimento di Messinambiente ha messo in discussione nei mesi scorsi il futuro del servizio pubblico di raccolta e smaltimento rifiuti in città. Il motivo? L’interpretazione sull’applicabilità della legge Madia, che prevede che “nei cinque anni successivi alla dichiarazione di fallimento di una società a controllo pubblico titolare di affidamenti diretti, le pubbliche amministrazioni controllanti non possono costituire nuove società, né acquisire o mantenere partecipazioni in società, qualora le stesse gestiscano i medesimi servizi di quella dichiarata fallita”.
La privatizzazione e la Legge Madia
Per questo motivo è scaturito il dibattito sulla necessaria liquidazione di MessinaServizi, società in house providing. E la volontà, supportata da alcuni pareri richiesti dal Comune di Messina, di porre a gara e quindi privatizzare il servizio di raccolta in città.
«Fp Cgil e Uiltrasporti – dichiarano i due Segretari Generali, Francesco Fucile e Michele Barresi – hanno manifestato da subito contrarietà e contestato le prime interpretazioni date sul caso, che era ancora “unico” in Italia, del fallimento di Messina Ambiente e della applicazione al caso di specie della normativa citata. Anche il consiglio comunale con un ordine del giorno dedicato abeba chiesto ulteriori pareri al CGA prima di procedere a ulteriori deliberazioni in materia.
Primo caso in Italia
Fino ad oggi non c’erano state situazioni analoghe in altre parti d’Italia con il fallimento di una partecipata pubblica dopo l’entrata in vigore della legge Madia. Legge che per il sindaco De Luca è sempre stata sbandierata come obbligo a privatizzare, nonostante non siano mai stati nascosti i programmi di privatizzazione dei rifiuti a Messina.
I due sindacalisti però spiegano che da luglio il “caso Messina” non resta isolato. «Ci viene incontro a fare chiarezza una recentissima Sentenza del Consiglio di Stato (la n. 5444/2019) che chiarisce molti aspetti fino ad oggi nuovi e controversi. La vicenda riguarda il fallimento di una società partecipata che ha gestito i servizi di Igiene Urbana nel Comune di Latina e le modalità con cui si sarebbe dovuto procedere per garantire l’espletazione del servizio.
Il Collegio di stato, secondo la sentenza espressa, ha ritenuto che la pubblica amministrazione controllante può gestire il servizio pubblico, in precedenza affidato alla società a partecipazione pubblica dichiarata fallita, mediante la costituzione di un’azienda speciale e, più in generale, attraverso forme di gestione diverse dalla società a partecipazione pubblica».
Latina come Messina
In pratica a Latina era accaduto questo: nel 2016 il Tribunale dichiara il fallimento della Latina Ambiente, in pratica la gemella di Messinambiente, una società mista a maggioranza pubblica che fino a quel momento aveva gestito il comparto rifiuti. Le modalità sono le stesse di Messina, dal tentativo di concordato al fallimento per i troppi debiti. L’amministrazione comunale decide di creare l’Abc, Azienda beni comuni, a cui viene affidata la gestione dei rifiuti. E mantiene così la natura pubblica del servizio. Fino a qui la storia è uguale.
A Latina succede però che una ditta esterna fa causa contestando le modalità di affidamento utilizzate dal Comune e convinta che il servizio dovesse andare a gara. Ma il Consiglio di Stato ha dato ragione al Comune e all’amministrazione che, a differenza di Messina, non ha mai messo in dubbio la legittimità della scelta di proseguire con l’azienda pubblica.
Fp Cgil e Uiltrasporti sottolineano che esiste quindi, secondo giurisprudenza, un primo autorevole parere. In pratica anche in caso di applicazione della legge Madia nel fallimento di Messinambiente, dà la possibilità di ricorrere ad un’azienda speciale invece che alla privatizzazione del servizio come unica via obbligata.
«C’è oggi una chiara strada alternativa alla privatizzazione quindi – dichiarano Fucile e Barresi- suggerita dalla giurisprudenza che ci permette in ogni caso di superare pareri finora posti come unica via percorribile e pertanto in tale direzione ove necessario ci si deve orientare».
Un’azienda speciale
Per i sindacati il servizio pubblico nel comparto rifiuti resta, secondo le statistiche e le esperienze tra tutte le città metropolitane d’Italia, la migliore garanzia di economicità e legalità se ben gestito e governato. La via dell’azienda speciale a Messina potrebbe essere quella consigliabile se la legge ce lo impone ed occorre pertanto approfondire – secondo i sindacati – la materia prima di intraprendere percorsi diversi.
Gli esempi di Arisme e Social City
Tra l’altro l’amministrazione De Luca ha già optato per la forma dell’azienda speciale in altri settori chiave, come la Messina Social City nei servizi sociali e Arisme per il risanamento. Per questo motivo Fp Cgil e Uiltrasporti lanciano sin d’ora un’inizativa pubblica di confronto sul tema che si terrà ad inizio novembre e a cui i sindacati chiameranno a partecipare tutto il consiglio comunale ed esperti del settore.
Francesca Stornante
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