|ESCLUSIVA|

Insediatosi lo scorso luglio è nella bufera il nuovo parroco della chiesa Madre di S.Alfio don Gabriele Aiola. Neanche il tempo di dare essere accolto dalla comunità parrocchiale e già si profila una controversia legale destinata a lasciare il segno. Un esposto denuncia è stato presentato ai carabinieri della locale Stazione e trasmesso per conoscenza alla Procura di Catania e al sindaco di S.Alfio, nella quale un membro della commissione incaricata della custodia dei beni votivi della chiesa Madre, Giuseppe Arcidiacono, è stato perentoriamente invitato a consegnare al nuovo parroco la chiave della cassaforte all’interno della quale sono custoditi monili e vari preziosi. 

Secondo l’esposto, Don Aiola (nella foto a sinistra) avrebbe forzato la serratura della cassaforte contenente monili e altri preziosi, senza attendere il rientro del fiduciario e in presenza di soli due membri della commissione, Mario Contarino e Rosario Caltabiano. Il fatto che il parroco abbia deciso di agire in questo modo, senza informare tutti i membri della commissione e senza attendere il rientro del fiduciario, ha alimentato sospetti e malumori.  I tre fiduciari sono stati nominati dall’allora parroco della chiesa, Alfio Grasso, 35 anni fa e dal sindaco protempore, Salvatore Cozzubbo.

 “Di fronte alla grande responsabilità condivisa con gli altri due membri della “commissione oro” detengono nei confronti dei cittadini e della comunità parrocchiale di Sant’Alfio – si legge nell’esposto – dichiarano di non essere a conoscenza dell’effettiva presenza dell’oro e chiedono una verifica   autentica del contenuto insieme al materiale fotografico in possesso della commissione, con la presenza delle forze dell’ordine”. Ma al nuovo parroco si contestano, poi, altre iniziative definite “dittatoriali”, avendo egli assunto – si legge in un comunicato – “posizioni autoritarie che hanno destabilizzato gli equilibri della comunità, spinto e fiancheggiato dalla Curia di Acireale”.

LA NOTA DELLA CURIA DIOCESANA DI ACIREALE

In una nota la Curia Diocesana di Acireale si rimarca che in quanto “pastore proprio” di una determinata comunità di fedeli, il parroco ne è responsabile anche sotto il profilo amministrativo: ne è, infatti, il legale rappresentante e l’amministratore unico nell’ordinamento canonico e in quello statale.

La responsabilità amministrativa è da intendersi come personale, alla quale il parroco non può rinunciare e che non può demandare ad altri. Detta responsabilità – prosegue la nota della Curia Diocesana di Acireale – ha carattere globale, in quanto abbraccia tutte le attività di cui la parrocchia è titolare.  In quanto amministratore della parrocchia, il parroco è tenuto, a curare che i beni della parrocchia siano amministrati a norma del Codice del Diritto Canonico. Tra le disposizioni di questi canoni sono da tenere in particolare considerazione la necessità di adempiere il proprio compito “in nome della chiesa, a norma del diritto canonico e con la diligenza di un buon padre di famiglia”.

La Curia sottolinea poi che “i beni votivi donati dai fedeli per devozione ai Santi sono beni ecclesiastici che entrano nel patrimonio dei beni mobili dell’ente ecclesiastico (in questo caso la parrocchia) e,  quindi, sono sottoposti all’amministrazione. È pertanto diritto e dovere personale e irrinunciabile del parroco don Gabriele custodire e amministrare in modo diretto e immediato anche i beni votivi. Nessuna persona fisica o gruppo organizzato può arrogarsi questo diritto.

Ora, considerato che l’amministrazione degli ex-voto di Sant’Alfio era al parroco fisicamente impedita, visto che essi sono custoditi in una cassaforte di cui non possiede le chiavi, egli è pienamente legittimato ad aprire forzatamente la cassaforte, cosa che è stata fatta nei modi dovuti e alla presenza di testimoni”. 

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