I militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Catania – Sezione Misure di Prevenzione e Criminalità Economica hanno eseguito un Decreto Decisorio di I Grado, emesso dal locale Tribunale – Sez. Misure di Prevenzione, nei confronti di Salvatore Fiore, detto “Turi ciuri”, pluripregiudicato 56enne catanese, attualmente detenuto a seguito dell’operazione Dokks.
Quest’ultima indagine, condotta dai Carabinieri della Compagnia di Gravina dal 2013 al 2015, ha consentito di delineare la struttura, le posizioni di vertice e i ruoli di alcune articolazioni criminali attive nel capoluogo etneo, riconducibili alla famiglia di cosa nostra catanese “Santapaola – Ercolano”.
È questo il contesto operativo, cristallizzato negli anni dagli investigatori, che ha fornito gli elementi necessari all’emissione del provvedimento odierno, sulla base del quale e stata disposta per FIORE la confisca di beni mobili e immobili e l’applicazione della sorveglianza speciale di P.S., per 3 anni e 6 mesi, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.
In particolare, è stata considerata la sua “pericolosità sociale” ovvero la sua attitudine a delinquere, in quanto soggetto affiliato a “Cosa Nostra etnea”, militante nel gruppo criminale del “Villaggio Sant’Agata”. Questa appartenenza mafiosa è stata documentata durante i processi a su carico terminati con condanne definitive per associazione mafiosa, rapina, sequestro di persona, possesso di armi, estorsione, spaccio di sostanze stupefacenti.
La confisca ha interessato i beni già oggetto della misura di prevenzione del sequestro eseguita nel gennaio 2023, scaturito dai pregressi accertamenti svolti dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, i quali, analizzando la situazione finanziaria e le attività economiche dell’uomo e del suo nucleo familiare tra il 2008 ed il 2017, avevano accertato la formazione illecita del loro patrimonio.
Inoltre è stata accertata una “notevole sperequazione”, vale a dire una sproporzione eccessiva tra il loro tenore di vita ed il patrimonio – redditi, a sostegno del fatto tutte le proprietà erano frutto del reimpiego dei proventi illegali, generati dall’appartenenza alla criminalità organizzata.
Nel caso di specie, la sproporzione emersa dall’analisi della documentazione fiscale ha raggiunto la soglia di quasi 200.000,00 euro, calcolati sulla base dell’acquisto, in quel periodo, di immobili, autoveicoli, autocarri e motoveicoli.
L’accertamento svolto proprio su uno di questi beni acquisiti, ha permesso agli investigatori, di documentare come non si trattasse di una casupola, per come dichiarato in alcuni documenti, bensì di una villa bifamiliare ben rifinita, dotata di ogni comfort che, da sola, raggiungeva il valore commerciale di circa 200.000 euro.